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Satureja montana L.

saturya

Satureja montana L.

Sinonimi: Satureja brevis Jordan & Fourr., Satureja confinis Boiss, Satureja flexuosa Jordan & Fourr., Satureja illyrica Host, Satureja petraea Jordan & Fourr., Satureja provincialis Jordan & Fourr., Satureja pyrenaica Jordan & Fourr., Satureja rigidula Jordan & Fourr., Satureja trifida Moench, Saturiastrum montanum (L.) Fourr.
Famiglia: Lamiaceae (Labiatae)
Nome volgare: Santoreggia montana, Erba peverella
Etimologia: Il nome del genere trae origine dal latino satura = ciottola per legumi, probabilmente perché venivano insaporiti con questa pianta. Il nome specifico deriva dal suo habitat.

Morfologia:

Pianta perenne suffruticosa con forte odore aromatico, alta di norma fino a 30 cm, eccezionalmente 50 cm.
Fusti legnosi alla base, pubescenti, più o meno tetragoni, eretti, di norma ampiamente ramificati, tanto da formare un piccolo cespuglio.
Foglie di colore verde brillante, opposte, assai distanziate sul fusto, intere, lineari-lanceolate, coriacee, bordate da piccole ciglia, e portano un fascetto di 2-8 foglioline all’ascella glandolosa.
Fiori ermafroditi, profumati, raccolti in spicastri di 2-3 all’ascella delle foglie superiori; il calice di forma campanulata termina con 5 denti triangolari ed appuntiti più o meno uguali; la corolla di color bianco e bianco rosato si divide all’apice del tubo che sporge dal calice, in due labbra, quello superiore intero e quello inferiore trilobato col lobo mediano più largo dei laterali.
Il frutto alloggiato all’interno del calice è formato da 4 acheni ovali punteggiati da piccoli granuli.

Distribuzione – Habitat – fioritura:

Originaria delle regioni temperate mediterranee in Italia è presente in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, dove vegeta su terreni rocciosi, aridi, ai margini di strade di montagna, fino a 1300 m di altitudine. Fiorisce da Luglio a Settembre.

Proprietà e usi:
I suoi principi attivi tannini, acido labiatico, vitamina A, calcio, potassio, olio essenziale contenente borneolo, canfora, carvacrolo, cimene, estragolo, terpinene e timolo, le confericono proprietà antisettiche, antispasmodiche, carminative, toniche, stimolanti, espettoranti, stomachiche, antidiarroiche, digestive.
Uso erboristico: le sommità fiorite si usano in infuso, per combattere diarrea, digestioni difficili, disturbi gastrointestinali, per fluidificare catarro nei raffreddori e bronchiti, per lavare ferite e piaghe, e quale collutorio per la gola e la cavità orale infiammata.
Uso cosmetico: Aggiunta nell’acqua del bagno, toglie la stanchezza, tonifica, purifica e deodora il corpo, usata nel pediluvio toglie il gonfiore delle caviglie. Il suo infuso frizionato sui capelli, fortifica il bulbo pilifero e tiene lontano i pidocchi.
Uso alimentare: Pianta di grande interesse in cucina al pari di altre labiate
( Timo, Rosmarino, Maggiorana e Origano) si armonizza bene con le carni alla griglia, cereali, legumi, insaccati e salse.
La Santoreggia per il suo piacevole aroma, viene anche usata in liquoreria e profumeria

Curiosità:
La Santoreggia era conosciuta dagli antichi romani col nome di Satureia = Erba dei satiri per la sua pelosità che richiamava quella dei satiri, ma anche per le sue ritenute notevoli proprietà afrodisiache, tanto che gli antichi raccomandavano moderazione nel suo consumo, per non scatenare una sessualità smodata ed incontrollabile (satirismo).